mercoledì 27 agosto 2008

In grave stato di abbandono il torrente Cupito

In base alle verifiche della Regione, in caso di inondazione sussisterebbero rischi per l'incolumità delle persone.
Un’area ad altissimo rischio idrogeologico e per l’incolumità delle persone situata nel bel mezzo del centro abitato di S. Andrea Marina, là dove, tra l’altro, dovrebbe essere costruito il sottopasso ferroviario.
E’ la zona circostante il torrente Cupito, all’altezza di via C.A. Dalla Chiesa, viale Aldo Moro e della strada Statale 106, già colpite dalla furia del corso d’acqua nella disastrosa alluvione del 10 settembre 2000.
E in otto anni la situazione non è cambiata in meglio. Anzi, è sensibilmente peggiorata, con il letto del torrente oramai occupato da canneti, alberi, una fitta vegetazione e una massa di sabbia che ne ha innalzato il livello oltre la soglia di ogni ragionevole sicurezza. Nonostante le proteste dei cittadini, che, intanto, continuano a domandarsi di chi sia la competenza sull’area, nessun ente è ancora intervenuto a pulire il torrente o, quantomeno, a verificarne lo stato.
In seguito all’esondazione del 2000, vennero realizzati alcuni interventi sui muri laterali del fiume, innalzandoli lungo tutto il suo percorso. L’adeguamento e messa in sicurezza, però, non interessarono i ponti sulla Statale 106 e sulla ferrovia che vennero lasciati nelle stesse condizioni di 50 anni prima. Oggi, sono proprio questi a rappresentare i punti di estrema pericolosità. Un fatto certificato circa tre anni addietro dall’Autorità di Bacino della Regione Calabria.
In sede di realizzazione del Piano per l’assetto idrogeologico (PAI), l’Autorità, nell’effettuare la verifica idraulica del torrente Cupito, classificò con la categoria “R4” l’area attorno alla Statale 106. In base ai rilievi svolti dai tecnici ddella Regione, qualora si verificassero eventi meteorici di una certa entità (piogge abbondanti), il Cupito potrebbe esondare a causa di due ostacoli che si troverebbero piazzati di fronte allo scorrimento delle sue acque: il ponte della SS 106 e quello ferroviario, caratterizzati da una sezione idraulica di gran lunga ridotta rispetto alla quantità di acqua che dovrebbero fronteggiare.
Praticamente, la “luce” sotto i due ponti è molto ristretta e di facile ostruzione.
E quando venne eseguita questa analisi sul corso d’acqua, la situazione non era ancora arrivata al gravissimo stato in cui si trova oggi, quando già bastano poche gocce di pioggia per mettere in allarme i cittadini che abitano nei pressi del Cupito e che ricordano con apprensione la marea di fango e acqua che invase le strade e i condomini nel 2000. Categoria di rischio “R4”, tra l’altro, (come esplicato all’art. 8 delle norme di attuazione del PAI) significa: “Rischio molto elevato: quando esistono condizioni che determinano la possibilità di perdita di vite umane o lesioni gravi alle persone; danni gravi agli edifici e alle infrastrutture; danni gravi alle attività socio-economiche”. Una descrizione disastrosa e di sicuro impatto che, però, fino ad ora non ha fatto scattare alcun intervento di messa in sicurezza.
Si è di fronte, insomma, ad una sorta di “preavviso” di calamità e, ciononostante, nessuna istituzione pare essere interessata a muovere un dito.
In più, a questa serie di problematiche, già di per sé corpose, va ad aggiungersi un altro aspetto. Quello del sottopasso ferroviario di prossima costruzione, che verrà impiantato proprio in piena zona a rischio inondazione. Un’opera pubblica che sta già facendosi attendere da diversi anni e sulla cui sorte, si spera, non vada a pesare questo ulteriore elemento.
D’altra parte, quando si tratta di sicurezza, le cautele non sono mai troppe e si confida che gli accorgimenti tecnici presi dai progettisti di RFI siano sufficienti a garantire un utilizzo normale dell’infrastruttura. Ma ad evitare ogni problema, comunque, sarebbe sufficiente pulire il Cupito e adeguare la sezione dei ponti. Anche se in tempi di austerità finanziaria, non pare davvero difficile reperire le risorse necessarie.
Nel frattempo, i cittadini residenti nella zona hanno deciso di non stare fermi ad assistere al peggioramento della situazione e hanno preparato un esposto e una raccolta di firme indirizzate alle autorità per sensibilizzarle rispetto al problema. Da troppi anni le loro voci non hanno trovato riscontri e di fronte al totale abbandono di un corso d’acqua classificato come ad altissimo rischio pare giunto il momento di farsi sentire.

1 commento:

  1. Beh probabilmente, visto che lì comincia l'area protetta magari si vuole preservare quella flora ultracentenaria, come il "cannitus preistoricus", all'interno della quale trovano il loro naturale habitat tutti quei bipedi e quegli animali striscianti che costituiscono la fauna locale...

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