Il nastro bianco e rosso che avvolge le freschiere in legno lascia poco spazio all’immaginazione: ancora un sequestro per il Jungle Beach della famiglia Fortugno.
I sigilli dei carabinieri del nucleo per la tutela del patrimonio culturale sono stati apposti intorno alle venti di giovedì scorso. Così, alle tettoie sulla spiaggia, che quest’anno avevano sostituito le consuete file di ombrelloni, è toccato lo stesso destino che, fino al 14 agosto (giorno del suo dissequestro), aveva avuto l’area su cui dovrebbe essere costruito lo stabilimento balneare, dopo la sua totale distruzione, a causa di un incendio doloso, risalente al 16 luglio dello scorso anno.
L’intoppo che questa volta avrebbe fatto scattare il provvedimento di polizia giudiziaria risiederebbe in due aspetti: uno legato alla distanza delle tettoie dalla riva del mare, troppo ravvicinata secondo i rilievi svolti dai carabinieri. L’altro legato ad una difformità “temporale” rispetto all’ordinanza del sindaco per la regolamentazione dei “punti ombra” sulla spiaggia: i Fortugno avrebbero presentato la comunicazione in cui annunciavano l’avvio dei lavori entro dieci giorni, prima che l’ordinanza comunale venisse emanata.
E per l’intera mattinata di giovedì, i militari del nucleo cosentino, supportati da quelli della locale stazione, guidata dal maresciallo Giuseppe Vergallo, hanno effettuato misurazioni sulla struttura e verifiche sulla documentazione, prendendo infine la decisione di sequestrare sulla base di violazioni agli art.44 c1 lettera “c” del Testo Unico dell’edilizia (DPR 380/2001) e art. 650 del Codice Penale.
Amarezza da parte dei Fortugno: “Sinceramente, ci sentiamo ormai perseguitati, unico bersaglio di questi controlli. Intanto, i lavori alle freschiere sono iniziati dopo l’emanazione dell’ordinanza comunale. E la struttura delle tettoie – evidenziano - era già stata sottoposta ad attente verifiche da parte della Capitaneria di Porto non appena si era iniziato a costruirla, intorno ai primi di luglio: allora, la distanza dalla riva è risultata del tutto regolare. Come mai oggi no? Crediamo, in ogni caso, che riusciremo a dimostrare anche questa volta la nostra correttezza, come del resto comprova il recente provvedimento di dissequestro dell’area di costruzione”.
Insomma, uno strano destino quello toccato finora a questa struttura balneare che, di fatto, ancora non esiste.
Nelle intenzioni della proprietà, quest’anno il Jungle Beach avrebbe dovuto rappresentare la novità dell’estate, con una innovativa struttura ecocompatibile in vetro e legno, totalmente rimovibile per adeguarla alle norme contenute nel piano spiaggia comunale appena adottato.
Ma dai primi mesi del 2008, diversi problemi si sono frapposti tra le intenzioni dei Fortugno e l’effettiva realizzazione del lido: dalla burocrazia lenta fino ai recenti provvedimenti giudiziari.
tutto quello che si dirà sull'Orso Polare, perchè è così che quel tratto di mare si chiama per la maggior parte della gente, non basterà a placare la burocrazia e i MAFIOSI. Si perchè di questo si tratta, è una vergogna che quando qualcuno ha qualche idea innovativa venga trattato in questo modo, e trovo ridicolo il nastro posto intorno le freschiere.
RispondiEliminaForse sarebbe il caso che qualcuno si occupasse anche di sequestrare gli ombrelloni lasciati sulla spiaggia, oppure quello non è occupazione del suolo pubblico ?
Oppure quelle squallide immagini di non civiltà non danno fastidio a nessuno ? Anzi.... esprimiamo tutti un cenno di solidarietà affinche l'Orso Polare possa continuare a vivere. Ciao Marcello