Sarà monitorato dall'Istituto di ricerca della Protezione civile regionale il movimento franoso in località "Puntifaga"
E’ sempre preoccupante la situazione nel centro storico di S. Andrea, dove le ferite inferte dal maltempo appesantiscono di ora in ora il bilancio per la messa in sicurezza.
Si rende infatti necessario un monitoraggio del movimento franoso di località “Puntifaga" che, come si temeva, è diventato un problema serio. E sarà l’Istituto di ricerca per la Protezione civile del Cnr di Cosenza a svolgere questa attività di controllo.
L’area interessata è di oltre tre ettari (lunga 60 metri alla base e 150 in cima).
Negli ultimi giorni, è stato un continuo lavoro di sopralluoghi e valutazioni tecniche. Mercoledì, è toccato all’Autorità di bacino, con l’ing. Olga Saraco e il geologo Mollica, constatare la gravità della situazione. Ieri pomeriggio, invece, si è concluso il sopralluogo del direttore della Protezione Civile regionale, Salvatore Alcaro, accompagnato dall’ing. Piero Chiriacò e dal geom. Franco Citriniti. E proprio al termine di questa attività, Alcaro ha ritenuto opportuno monitorare la situazione, dandone l’incarico all’Istituto di protezione civile. Con l’equipe, il sindaco Maurizio Lijoi e il geom. Giuseppe Calabretta, che, grazie anche all’interessamento dell’ing. Brunello Lamonaca del dipartimento nazionale di Protezione Civile, hanno potuto presentare loro le tante criticità.
Le ispezioni hanno riguardato, infatti, le aree più a rischio del centro storico.
L’occhio dei tecnici si è concentrato in località Puntifaga, dove vi sono diversi fabbricati e la caserma dei carabinieri. Uno scostamento (con visibili crepe) nei due blocchi di cui è costituito l’edificio dell’Arma era stato notato sin da subito (tra l'altro, si è proprio in una zona interessata da una frana "storica"). Ma da domenica a ieri, sul giunto che lega i due corpi è stata riscontrata un’avanzata del cedimento di ben 21mm. “La sicurezza dell’edificio non è al momento a rischio – ha spiegato Lijoi – ma è sintomo evidente che la frana cammina e va fermata subito e definitivamente”.
Ai suoi piedi, intanto, vanno realizzate le briglie di tenuta di un compluvio, distrutte dall’alluvione del 2000, in cui confluiscono quattro fossi che, con l’accresciuta portata d'acqua in questi giorni di maltempo, hanno aggravato la situazione, erodendo proprio il piede della frana.
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