mercoledì 1 aprile 2009

Presentazione "romana" per il Dizionario "Andreolese-Italiano" di Enrico Armogida

Di seguito, pubblichiamo il comunicato stampa (curato da Melissa Mongiardo) sulla presentazione del Dizionario "Androlese-Italiano" di Enrico Armogida, avvenuta il 31 marzo a Roma, in Campidoglio.

Si è tenuta ieri (lunedì 30 marzo ndr) a Roma, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio, la presentazione dell’opera “Il Dizionario Andreolese – Italiano” realizzata dall’andreolese Enrico Armogida.
Iniziativa organizzata dall’Ara Onlus (Associazione Romana Andreolesi) e patrocinata dal Comune di Roma.
Numerose sono le autorità intervenute.
L’evento, presieduto dal Presidente dell’A.r.a. Onlus Mario Codispoti, ha visto intervenire oltre all’autore, il Prof. Enrico Armogida, lo scrittore Salvatore Mongiardo che ha presentato l’opera con un accuratissimo excursus glottologico e storico che ha toccato i punti salienti della storia andreolese e calabrese, seguito poi dagli interventi dell’On. Alfredo Antoniozzi, Assessore del Comune di Roma e Deputato Europeo, dell’On. Agazio Loiero, Governatore della Regione Calabria, del Prof. Antonio Catricalà, Presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato e di Wanda Ferro, Presidente della Provincia di Catanzaro.
L’evento, in tutto e per tutto ben riuscito, ha visto partecipare una platea gremita ed entusiasta dell’opera realizzata dal Prof. Armogida, pubblico composto per lo più da andreolesi ben orgogliosi di essere valorizzati da un’opera di tale importanza.
Il manoscritto presentato lunedì è frutto di uno studio che copre circa trent’anni di lavoro, intrapreso quasi in concomitanza con il ritrovamento dei Bronzi di Riace nelle acque del Mar Ionio.
Più di un semplice dizionario, l’opera di Armogida, per i minuziosissimi dettagli che racchiude tra le sue pagine, è da considerarsi un compendio di storia andreolese, prolifico di dettagli non solo sull’etimologia delle parole del dialetto parlato una volta, ma anche per i molteplici fatti storici che ebbero luogo in quel delizioso luogo racchiuso tra le montagne e il Golfo di Squillace.
Scorrendo quelle pagine è indubbiamente facile lasciarsi affascinare dall’umanità che balza fuori dalle righe, che narrano e descrivono usi e costumi del popolo andreolese, popolo di gente semplice, vera, popolo di fabbri, di sarti, di contadini, di falegnami, di suore e sacerdoti, di gente nobile e di intellettuali, popolo orgoglioso di essere andreolese.
E così rivivono usi e costumi forse dimenticati, così rinasce e si fortifica una cultura trascurata, così si valorizza un popolo, una storia, si rivendica un mondo forse obsoleto minato dalla cruda realtà dei nostri giorni, scavati e svuotati di passioni, ideali e intenti.

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