Via i sigilli dall’area dove dovrebbe sorgere lo stabilimento balneare “Jungle Beach”.
Il 13 agosto scorso, infatti, il PM di Catanzaro, Paolo Petrolo, ha disposto la revoca del provvedimento di sequestro preventivo di quell’area demaniale marittima emanato il 5 luglio 2008, dopo il sopralluogo effettuato dai carabinieri del Nucleo per la tutela del patrimonio culturale.
Il giudice, letta l’istanza in favore di Rocco Fortugno (proprietario del Jungle Beach, distrutto da un incendio doloso il 16 luglio 2007) presentata agli atti e “rilevato che non sussistono più i presupposti per il mantenimento del sequestro in atto per come si evince dalle argomentazioni difensive e dalla rimessione in pristino dello stato dei luoghi” ha così revocato il provvedimento di sequestro preventivo “ai sensi dell’art. 321 e seguenti del codice di procedura penale e dall’art. 104 del D.Lgs. 271/89”.
Il precedente atto di sequestro era basato sull’ipotesi di reato “per aver posto in essere scavi in area demaniale marittima, senza titolo abilitativo e autorizzazione paesaggistica, per realizzare uno stabilimento balneare”. Provvedimento cautelativo convalidato per i reati previsti ai sensi dell’art.146 e 181 del D.Lgs. 42/2004 (codice beni culturali e paesaggio) e dall’art. 44 DPR 380/01 (TU in materia edilizia) per “lottizzazione abusiva di terreni a scopo edilizio o interventi edilizi in zona con vincoli in variazione essenziale o totale difformità o assenza di permesso”. Il giudice, invece, non aveva convalidato l’attribuzione dei reati previsti dagli artt. 633 e 639 bis del Codice Penale, per “invasione di terreni e edifici e occupazione abusiva”.
Oggi, dunque, la vicenda pare tornare nei binari della normalità, anche se di “normale”, finora, nello sfiancante iter burocratico-giudiziario non si è visto molto.
Tra le tante, le lungaggini della burocrazia, che, addirittura, avevano costretto il signor Rocco a ricorrere all’ausilio di un avvocato. Soddisfatta, comunque, la famiglia Fortugno: “Siamo sempre stati convinti di essere dalla parte del giusto – hanno affermato - e adesso porteremo avanti nelle sedi opportune le nostre battaglie”.
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