Questa volta, la ruspa è rimasta a guardare, nessuna rimozione di cancelli né pilastri abbattuti per la prosecuzione dello sgombero dei 113mila mq di demanio marittimo abusivamente occupati in località Vallone Bruno.
L’entrata in possesso dell’area si è riverberata in un verbale tra il Comune e l’azienda agricola affittuaria dei terreni.
Il Comune aveva iniziato lo sgombero sabato scorso, entrando nel possesso di una prima fetta di territorio, dopo il “via libera” del Tar Calabria che, non decidendo ulteriori sospensive, aveva ridato efficacia all’ordinanza di sgombero del 2005, mai attuata perché sospesa dai ricorsi di coloro che indicava come “occupanti”: Enrichetta Lucifero, Francesco Montesi Righetti e Elzivieta Musielak. Ieri, dunque, le operazioni di sgombero, coordinate dal sindaco Maurizio Lijoi, dal tecnico comunale geom. Giuseppe Calabretta, assistiti dalla polizia municipale e dai carabinieri della locale stazione, guidati dal maresciallo Giuseppe Vergallo, hanno trovato uno sviluppo diverso rispetto a quello di sabato, in cui erano stati abbattuti i pilastri della cancellata d’ingresso all’area. La scelta è scaturita dal fatto che nella zona è impiantato un vasto agrumeto, gestito dall’azienda agricola affittuaria dei terreni. Anche, inconsapevolmente, di quelli demaniali.
Nel corso della mattina, un rappresentante dell’azienda ha chiesto al Comune di mantenere, temporaneamente, il cancello e la recinzione, per proteggere i mezzi da lavoro e le stesse coltivazioni dai problemi che un ingresso libero comporterebbe, impegnandosi, allo stesso tempo, a richiedere concessione della parte di demanio “agrumetata”.
Il sindaco ha accettato, a patto di sottoscrivere un verbale ufficiale: con esso, la custodia dell’area è affidata alla guardia municipale Gerardo Stillo, mentre l’azienda agricola si impegna a presentare al Comune, entro pochi giorni, la richiesta di concessione per la parte di agrumeto che insiste su demanio.
“Il Comune - ha spiegato il sindaco – è entrato nel pieno possesso dell’area. La sospensione dell’attività di sgombero è vincolata alla richiesta della ditta. Qualora non la facesse, procederemmo alla rimozione forzata, come già fatto sabato mattina”.
Intanto, in sede civile “viaggia” un esposto cautelare d’urgenza, ex art. 700, presentato da Montesi Righetti. Martedì, di fronte al giudice del Tribunale di Catanzaro, Maria Grazia Di Girolamo, le parti in causa hanno esposto le loro considerazioni: per Montesi Righetti, l’avv. Giovanna Altilia, per il Comune l’avv. Andrea Gerardo Calabretta, per l’Agenzia del Demanio, l’Avvocatura dello Stato.
In quella sede, Montesi ha presentato un testamento del 1933 che attesterebbe che l’area in questione sia proprietà della sua famiglia. Una tesi respinta dall’avv. Calabretta, che ha spiegato come il documento non indichi dati precisi, a fronte di due perizie Ctu, effettuate in sede civile e penale, che spiegano come quell’area appartenga al demanio dello Stato. Il Giudice si è riservato di decidere.
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