martedì 3 marzo 2009

Sullo sgombero dell'area demaniale occupata abusivamente, i commenti dell'amministrazione

“Un momento storico per S. Andrea: dopo 23 anni di schermaglie giudiziarie ci riappropriamo di un’area che era e doveva restare nostra”.
La soddisfazione del sindaco Maurizio Lijoi si manifesta appieno poco dopo le 10:30, quando entrambi i pilastri e le reti che delimitavano l’ingresso all’area demaniale occupata abusivamente in località Vallone Bruno cadono giù, abbattuti da una ruspa. Poco prima, era stato il turno del cancello d’ingresso, rimosso da due dipendenti dell’azienda agricola affittuaria dei terreni in cui erano stati inglobati i 113.140 metri quadrati di demanio marittimo contesi.
Tutto avviene davanti agli occhi di cittadini, rappresentanti politici e forze dell’ordine (i carabinieri di S. Andrea guidati dal maresciallo Giuseppe Vergallo e i militari dell’Ufficio circondariale marittimo di Soverato per la Capitaneria di Porto).
Il capogruppo di maggioranza Pino Commodari parla di “una battaglia vinta per i cittadini. Dopo anni di scontri nelle aule giudiziarie, abbiamo finalmente ottenuto giustizia davanti al Tar, che ha deciso la cessazione della sospensiva delle nostre ordinanze di sgombero dell’area”.
La storia inizia nel 1986, quando nella zona vengono eseguiti alcuni lavori di riconversione agricola che, al posto di un uliveto secolare, impiantano un agrumeto. “Proprio in quell’occasione – ha ricordato il sindaco nella conferenza stampa di venerdì sera – avviene l’occupazione, per cui partono le denunce del Comune, per invasione arbitraria di demanio, verso Francesco Montesi Righetti e Enrichetta Lucifero, proprietari di quei terreni”.
Dopo una serie di sentenze intermedie si arriva a quella definitiva della Corte di Cassazione nel 1995, con la condanna di Montesi Righetti e l’assoluzione, invece, della Lucifero. “Ma questa sentenza – chiarisce il sindaco – siamo riusciti a conoscerla solo lo scorso 23 gennaio e ci siamo premurati di farla avere subito ai soggetti coinvolti nella vicenda, come la Capitaneria di porto, che ci è stata sempre vicina, ai carabinieri, sempre disponibili e presenti e ai nostri valenti legali, che, nel frattempo, ci tutelavano nelle ulteriori vicende giudiziarie che erano sorte in merito a questi 113mila mq di fronte al Tar di Catanzaro”.
Proprio le recenti decisioni (del 12 e 26 febbraio) del Tribunale amministrativo - cui si erano rivolti coloro che il Comune aveva definito sin dalla prima ora “occupanti”: Montesi Righetti, la Lucifero e Elzivieta Musielak prima, solo la Lucifero poi - hanno, infatti, dato il “via libera” allo sgombero, che il Comune aveva tentato già nel 2005, con l’ordinanza 4/2005 che era stata oggetto di un primo ricorso con richiesta di sospensiva (non concessa): “Noi ci siamo mossi subito nel 2005, non appena, come Comune, abbiamo ricevuto le deleghe per la gestione del demanio marittimo, fino ad allora competenza della Capitaneria di Porto. Poi, le vicende giudiziarie ci hanno tirato fino ad oggi ma possiamo dire di aver vinto una battaglia anche in nome di quei nostri concittadini che proprio su quelle terre hanno lavorato duramente nel secolo scorso. E non credo – ha proseguito il sindaco – che i tentativi in sede civile che la controparte sta mettendo in atto per invalidare le ordinanze sindacali, attraverso un testamento saltato oggi fuori dal 1933, cancelleranno questa bella pagina di storia andreolese. Anzi, adesso dovremmo anche chiedere il pagamento delle indennità pregresse per l’occupazione di questi suoli”.
Ora, dunque, c’è uno spazio di circa 10 ettari “in più” a disposizione del Comune: “E’ un’area di pregio, dalla bellezza unica – evidenzia Commodari – dobbiamo, pertanto, far sì che sia fruibile a tutti, valorizzandone la naturalità con scelte attente”.

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