mercoledì 17 giugno 2009

Torna inaccessibile parte dell'area demaniale in località Vallone Bruno

Due grossi cumuli di sabbia hanno nuovamente reso inaccessibile parte di un’area del litorale, sita in località Vallone Bruno, di recente riacquisita al demanio marittimo dal Comune di S. Andrea Jonio, a conclusione di lunghe vicende giudiziarie, penali e amministrative, che lo hanno infine visto vincitore rispetto all’occupazione abusiva di quel tratto di terreno messa in atto da alcuni privati.
Nei giorni scorsi, ignoti, probabilmente nel corso della notte per evitare di essere scorti da eventuali curiosi, hanno trasportato una notevole quantità di materiale proprio di fronte l’ingresso nord dell’area (che, inclusa l’area sud, occupa 113mila metri quadrati) bloccando il transito pedonale e carrabile.
Un problema che si ripercuote, con tutta evidenza, anche sull’attività dell’azienda agricola che proprio su parte di questi terreni ha impiantato un vasto agrumeto.
Da parte dell’amministrazione comunale, il sindaco Maurizio Lijoi ha stigmatizzato con asprezza il gesto: “Un atto sciocco e vile, al quale porremo rapidamente rimedio attraverso la rimozione di quel materiale sabbioso”.
L’area era tornata fruibile alla collettività dopo le decisioni, risalenti al 12 e 26 febbraio 2009, da parte del Tar - cui si erano rivolti coloro che il Comune aveva definito sin dalla prima ora “occupanti”: Francesco Montesi Righetti, Enrichetta Lucifero e Elzivieta Musielak prima, solo la Lucifero poi – che avevano dato, di fatto, il “via libera” allo sgombero della zona. Sgombero che il Comune aveva già tentato nel 2005, attraverso l’ordinanza 4/2005 che era stata oggetto di un primo ricorso con richiesta di sospensiva (poi non concessa).
Poi, con vicende giudiziarie che si sono trascinate a lungo in sede amministrativa e civile, il Comune è riuscito a spuntarla, acquisendo al demanio i 113mila mq. Adesso, però, quei cumuli impediscono nuovamente l’accesso ad un’area di interesse naturalistico non indifferente, da valorizzare e tutelare, ricadendo in un tratto di territorio che un domani potrebbe far parte di un’area protetta.

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