domenica 19 settembre 2010

Free Village, il Tribunale del riesame rigetta il ricorso di uno degli arrestati

Resta in carcere Francesco Corapi (63 anni), arrestato nell'operazione "Free Village", assieme ad altre tre persone, per estorsione continuata e aggravata dalle modalità mafiose ai danni di due società operanti nel settore turistico.
Il Tribunale della libertà di Catanzaro, infatti, non ha accolto la richiesta che il suo legale, l'avv. Francesco Gambardella, aveva avanzato per la revoca dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di Corapi dal gip di Catanzaro Camillo Falvo su richiesta della Procura. Il provvedimento era stato attuato dagli agenti della Questura catanzarese, la cui Squadra mobile aveva condotto le indagini e poi provveduto ad arrestare, in un blitz effettuato nella tarda serata dello scorso 5 settembre, Corapi e gli altri protagonisti della vicenda: Mario Mongiardo, 42 anni, (ritenuto il referente della cosca Gallace di Guardavalle e attualmente in carcere); la moglie Cosmina Samà (43 anni) finita poi agli arresti domiciliari assieme alla figlia, Marianna Mongiardo (18 anni). Per Mongiardo e le due parenti (i loro avvocati sono Armodio Migali, Salvatore Staiano e Francesco Catanzaro), i rispettivi ricorsi al Tdl sono stati presentati e verranno discussi nella prossima settimana.
Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Catanzaro avevano messo in evidenza una pesante situazione che nel corso degli anni si era via via formata all'interno del villaggio turistico "Santandrea" di Sant'Andrea Jonio, spingendo così la Procura a formulare nei confronti dei "protagonisti" della vicenda le accuse di estorsione continuata e aggravata dalle modalità mafiose ai danni della società Iperclub di Roma e della Fram Group di Taranto, impegnate nella gestione di parte della nota struttura turistica.
Gli investigatori, nel corso della loro attività portata avanti in meno di un mese, avrebbero fatto luce, utilizzando intercettazioni telefoniche e ambientali, su un incredibile giro di estorsioni basato su un sistema di pressioni ambientali che avrebbe portato i dirigenti delle società Iperclub e Fram Group ad accondiscendere passivamente alle richieste del duo Mongiardo-Corapi: assunzioni di personale "fortemente consigliate", forniture di prodotti senza che ve ne fosse l'effettiva necessità e gravi intimidazioni nei confronti di quanti avrebbero tentato di verificare la legittimità di quelle operazioni (tanto che alcuni direttori operativi dell'Iperclub sarebbero stati allontanati in via precauzionale dalla stessa società).
Per loro due, - che hanno fatto "scena muta" nei rispettivi interrogatori di garanzia - la contestazione è proprio quella di estorsione continuata e aggravata dalle modalità mafiose mentre le due donne sono state arrestate per concorso in estorsione, senza l'aggravante delle modalità mafiose. Madre e figlia sarebbero dunque tra le persone assunte su pressione di Mongiardo e Corapi - altre dodici sono iscritte nel registro degli indagati con l'accusa di essere state assunte sulla base di pressioni illecite - e, stando alle accurate ricostruzioni della Mobile, non avrebbero lavorato realmente. Entrambe, negli interrogatori di garanzia avevano spiegato le loro ragioni: la figlia ha sostenuto di avre regolarmente lavorato, mentre la madre avrebbe spiegato di aver firmato un regolare contratto ma di essere poi rimasta in attesa che venisse chiamata per prendere servizio.

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