venerdì 12 novembre 2010

Scarti oleari nel depuratore. Sequestri e denunce dei carabinieri

L'operazione è stata effettuata nei giorni scorsi

Nel depuratore consortile di Isca andavano a finire anche le acque di lavaggio e “di vegetazione” derivanti dalla molitura delle olive, con la conseguenza che l’impianto finiva per bloccarsi. Aggiungendo questo dato ad alcuni controlli già in corso, i carabinieri della Stazione di Isca sullo Jonio, guidata dal maresciallo Sandro Pagano, e quelli del Noe (nucleo operativo ecologico) di Catanzaro hanno sequestrato in via preventiva i due frantoi della zona industriale di Isca marina. Un milione e settecentomila euro è il valore complessivo degli impianti, i cui proprietari G.O.C., 48 anni di Sellia Marina e F.M., 44 anni di Satriano, sono stati denunciati per “attivazione di uno scarico di acque reflue industriali senza la prescritta autorizzazione”.

Entrambi erano già stati deferiti lo scorso dicembre dai militari della Stazione di Isca, che li avevano ritenuti responsabili di smaltimento illecito dei residui provenienti dai loro frantoi. Nel complesso, l’ultima operazione dell’Arma ha portato all’apposizione dei sigilli su aree dell’ampiezza di cinquemila metri quadrati (l’oleificio di G.O.C.) e seimila metri quadrati (quello di F.M.).

In questo caso, dunque, il blocco del depuratore consortile - che ha sede ad Isca e serve anche Badolato e Sant’Andrea Jonio - si è inserito appieno nelle verifiche già in corso da parte dell’Arma, che rientrano in un ampio programma di prevenzione dei reati ambientali predisposto dalla Compagnia di Soverato guidata dal capitano Emanuele Leuzzi. Gli scarichi abusivi finiti nella rete fognaria avevano distrutto i fanghi attivi (necessari al processo di depurazione) dell’impianto che, di fatto, aveva smesso di funzionare e gettava “acque nere” nel vicino torrente Gallipari fino al mare. A detta dei tecnici ci vorrà ora del tempo per ripristinare la piena efficienza del servizio, trattandosi di un processo biologico dal delicato equilibrio.

Ad entrambi gli imprenditori, i carabinieri hanno contestato l’attivazione di scarichi di acque reflue industriali senza le autorizzazioni prescritte: acque “di vegetazione” a carico di G.O.C.; quelle “di lavaggio” delle olive per F.M.. Al primo, inoltre, è stato anche contestato il “danneggiamento continuato”, visto che per smaltire i reflui attraverso la rete fognaria avrebbe realizzato una tubazione rompendo una strada comunale e inserendosi, ovviamente senza autorizzazione, nella rete pubblica. Al secondo, invece, è stato contestato anche il “getto pericoloso di cose”, i reflui di vegetazione, poiché si sarebbe disfatto delle acque di lavaggio (anch’esse classificate come rifiuti industriali) facendole finire in una scarpata vicina alla strada provinciale 133.

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