sabato 8 gennaio 2011

Caso Battisti: il rammarico della famiglia di Andrea Campagna

«Ormai ce lo immaginavamo ma in cuor nostro confidavamo che il presidente Lula non facesse di Battisti un "Che Guevara" italiano e offendesse, così, il nostro stato di diritto».
Amarezza, rassegnazione e spirito civico si fondono nelle parole di Maurizio Campagna, fratello di Andrea, l'ultima vittima di Cesare Battisti, il terrorista dei Pac (proletari armati per il comunismo) condannato all'ergastolo per quattro omicidi avvenuti negli anni Settanta e oggi al centro della contesa diplomatico-giudiziaria tra Italia e Brasile per la sua estradizione.
Campagna era un agente di Polizia, originario di Sant'Andrea Apostolo dello Jonio, da dove la sua famiglia era andata via per trasferirsi a Milano intorno alla fine degli anni '60.
Quel 19 aprile 1979, giorno in cui Campagna fu ucciso dalla 357 Magnum di Battisti, funge da spartiacque per la sua famiglia, che già da allora avvia un silenzioso cammino alla ricerca della giustizia. Giustizia che sembra arrivare con le condanne definitive dei componenti dei Pac e che infliggono a Battisti il carcere a vita. Nel percorso giudiziario, la famiglia Campagna (rispettosa della volontà del padre Giuseppe, scomparso nel 2005) resta all'esterno, non si costituisce parte civile poiché crede fermamente che quello Stato di cui il proprio figlio era un servitore e per il quale è morto si occuperà di tutto e garantirà il giusto risarcimento, in particolare quello della "Giustizia".
Le cose, però, si complicano con la fuga di Battisti e il recente "niet" all'estradizione deciso dal presidente brasiliano Lula proprio nell'ultimo giorno del suo mandato, che fa dire a Maurizio Campagna – e alle sorelle Anna e Sabrina e alla madre Antonietta (vedova dal 2005) – non solo che si tratta di una decisione «inqualificabile, che fa uscire di scena Lula nel peggiore dei modi» ma anche che il problema è tutto politico e «riguarda la credibilità stessa dell'Italia, visto che è stata sostanzialmente massacrata la nostra giustizia e anche il nostro sistema giudiziario che, invece, è il più garantista del mondo».
Nemmeno l'unità politica a sostegno dell'estradizione di Battisti placa il doloroso rammarico della famiglia, «già in passato era stata espressa una posizione analoga» ricorda Maurizio, e quando alle parole non seguono i fatti, il rischio di apparire ininfluenti diventa tristemente reale.

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