sabato 3 novembre 2007

Un monumento andreolese: la chiesa di "Campo"

Pochi ne conoscono l' interno. Una risorsa artistica da valorizzare e su cui approfondire gli studi.
Dagli esperti è considerato un tesoro di arte bizantina e c’è chi ne ipotizza un legame artistico con altri monumenti bizantini della regione, quali la Cattolica di Stilo (RC) e gli affreschi in S. Demetrio Corone (CS). Eppure, la Chiesa di “Campo” di S. Andrea Ionio non ha ancora ricevuto l’ attenzione che merita, rimanendo pressoché sconosciuta alla collettività e versando, oggi, in uno stato di abbandono. La chiesa, che sorge a pochi metri dal torrente Salubro, risale all’ età normanna (XII secolo) ma al suo interno contiene affreschi degli inizi del primo millennio. I pochi che hanno avuto la possibilità di visitarla sono rimasti ammaliati dal fascino di una struttura semplice che cela preziosi esempi di arte bizantina. Un’ arte che ha resistito al trascorrere dei secoli, che hanno visto la chiesetta, dalla pianta rettangolare, subire pesanti ritocchi conservativi che ne hanno modificato l’ impianto originale, senza però scalfire quanto nascosto sotto il sedimento degli intonaci e del tempo. Ma oggi, al suo interno, sono ben visibili anche le tracce dell’ incuria. “Cassette della frutta” e scatoloni fungono da contenitori di reperti che hanno secoli di storia. La cosa che ancor più sorprende, però, è che in questi “contenitori” stanno anche ossa umane, quelle ritrovate nel corso degli scavi, considerato che un tempo era usanza seppellire i morti proprio sotto le strutture sacre. Un trattamento decisamente irrispettoso per quei poveri resti. Ciò che stupisce, comunque, è la forza dell’ arte, in questo caso la commistione tra bello e sacro, che riemerge dall’ oblio. Le ricchezze artistiche custodite dalla chiesa, apparentemente ferite dal degrado, sono in realtà ben vive e pronte a mostrarsi nella loro bellezza. La scoperta degli affreschi avvenne nel corso di lavori di ristrutturazione effettuati intorno alla metà degli anni ’80. Fu una perfetta casualità quella che permise di scoprire, sotto grossolani intonaci, i resti degli affreschi che un tempo adornavano per intero le pareti. Oggi, si apprezzano le rappresentazioni, nella zona dell’ abside, di S. Stefano Diacono e i resti di un mantello crociato che dovrebbe appartenere a S. Giovanni Crisostomo. S. Lorenzo, invece, è ben distinguibile e, in base ai frammenti rimasti, sopra l’ abside, dovrebbe esservi stata la raffigurazione della “Deesis”, una scena in cui la Madonna e S. Giovanni Battista pregano Cristo seduto su un trono. Il martirio di S. Margherita d’ Antiochia è invece raffigurato nelle formelle della parete sud. Un altare del 1700, assieme a monconi di pilastri decorati da affreschi di santi guerrieri, è riemerso dagli scavi sul piano pavimentale, che ha dato informazioni sulla struttura come era prima dell’ intervento riedificatorio risalente al 1783, dopo che un distruttivo terremoto l’ aveva compromessa. Nella prima campagna di scavi degli anni ’80, furono spesi 600milioni di lire, poi la Sovrintendenza alle belle arti fece ulteriori interventi. Negli anni scorsi, si era anche parlato di un piccolo museo dove esporre i frammenti e ricostruire la storia del luogo ma non se ne fece nulla. La chiesetta, oggi, è proprietà dei Padri Redentoristi, sarebbe giusto, però, renderla fruibile a tutti. Il sindaco Maurizio Lijoi riferisce di “un recente accordo di massima con la Sovrintendenza ai beni culturali per effettuare una ricognizione sullo stato di conservazione del bene, per poi, assieme, trovare le modalità per il passaggio della chiesa sotto la tutela esclusiva del Comune”. “Si pensi - aggiunge Lijoi – che dal 2002 il Comune non può neanche accedervi, perché la proprietà ha sostituito la serratura”. Guardando avanti, comunque, si potrebbe pensare anche ad una più ampia e importante campagna archeologica, infatti, sotto la chiesetta vi è una sussistenza tardo ellenistica-romana che potrebbe rivelare, attraverso ulteriori approfondimenti, altre antiche vestigia.

Nessun commento: